‘Il sogno della vita umana’ di Michelangelo

Un dono tra cielo e terra

Di Eric Bess

Nel Rinascimento gli artisti eseguivano spesso degli schizzi come progetti per opere più grandi. Intorno al 1553, tuttavia, Michelangelo Buonarroti realizzò una serie di disegni concepiti per essere opere complete da regalare ai suoi amici più cari.

Nel suo articolo ‘Michelangelo’s Dream’, Maria Ruvoldt fa notare che questa è una delle prime volte nella storia in cui un disegno è stato pensato come opera completa. Infatti, gli schizzi delle opere più grandi venivano di solito realizzati per volere dei committenti, come la famiglia Medici o il Papa, che erano interessati a rappresentazioni specifiche di argomenti umanistici o religiosi.

La Ruvoldt suggerisce che la natura «privata e intima di questa nuova forma d’arte ha consentito un grado unico di libertà, invenzione e interpretazione» , e che ciò abbia permesso a Michelangelo di produrre un’opera «su cui meditare, un’opera la cui bellezza deriva dallo svolgimento senza fine del suo significato, offrendo all’osservatore il piacere di tornare ad essa ancora e ancora».

In altre parole, Michelangelo ha avuto la libertà di produrre disegni usando tutta la sua immaginazione, e l’opera ‘Il sogno della vita umana’ è il risultato di questa libertà. Ma come può essere interpretato il profondo significato di quest’opera al giorno d’oggi?

Michelangelo ha prodotto una scena interessante e creativa: una figura nuda siede su una cassa che contiene maschere dalle diverse espressioni facciali. Si appoggia su una sfera, gira la testa e alza lo sguardo verso uno spirito alato che, sospeso a mezz’aria, suona una tromba puntata verso la fronte dell’uomo.

L’opera ‘Il Sogno’, anche nota come ‘Il sogno della vita umana’, è stata realizzata intorno al 1533 da Michelangelo Buonarroti. Si tratta di un disegno in gesso nero. (Londra, Courtauld Gallery, Prince Gate Bequest)

Intorno a questa scena centrale c’è un alone di figure che interagiscono tra loro, sebbene disegnate dolcemente per non interferire con i due soggetti centrali. Alcune di queste figure secondarie si abbracciano e si baciano, mentre altre stanno combattendo o fuggendo. Le teste fluttuanti abbondano, e un paio di mani sembrano contenere una sacca di denaro.

Il sito web del Courtauld Institute of Art suggerisce che questo disegno «mostra un giovane circondato dai vizi che viene risvegliato da uno spirito alato».

Il filosofo e teologo Tommaso d’Aquino contribuì ad influenzare la comprensione rinascimentale italiana dei sette vizi capitali dell’uomo: orgoglio, avidità, lussuria, invidia, gola, rabbia e accidia. Alcuni elementi di questi peccati sono in effetti rappresentati dalle figure che circondano la scena centrale.

Quale è l’atteggiamento di Michelangelo difronte a questi peccati? Intende rappresentare una semplice rinuncia ai vizi, o la sua intenzione è un’altra?

Lo spirito alato sembra scendere direttamente dal cielo con la sua tromba puntata verso la fronte del giovane, appena sopra le sopracciglia. Perché proprio lì e non da qualche altra parte? Mira alla mente, all’anima o al corpo? Cosa c’è d’importante in questo punto specifico?

Dobbiamo considerare che Michelangelo fu influenzato dal neoplatonismo, quando da adolescente frequentò l’Accademia neoplatonica diretta da Marsilio Ficino, filosofo neoplatonico.

Ficino suggeriva che l’anima fungesse da intermediario tra cielo e terra, possedendo aspetti sia del cielo che della terra. Ad esempio, l’anima si muove nel tempo e nello spazio ma al contempo riflette su idee ed ideali, eterni ed incorporei.

Tuttavia, Ficino ipotizzava che l’anima rischia di essere sopraffatta dal corpo tramite il quale comunica; e se viene sopraffatta, l’anima dimentica la sua connessione divina con il cielo.

Se guardiamo al disegno, la figura alata non sta forse puntando la sua tromba verso l’anima, ovvero l’intermediario tra cielo e terra?

E cosa significa la cassa con le maschere? Queste maschere hanno espressioni diverse e sono pronte per essere indossate, ma non vengono utilizzate. Bisogna forse mettere via le maschere che si indossano nella vita di tutti i giorni per avvicinarsi alla verità della propria anima? Oppure, se si vogliono ascoltare i suoni del cielo, bisogna rimanere indifferenti ai sentimenti e alle opinioni che contorcono il proprio volto?

Che dire del globo bianco su cui si appoggia la figura? Rappresenta la terra su cui viviamo, o è una terra bianca che aspetta di essere colorata con le immagini e i suoni celesti prodotti dall’anima? O rappresenta tentazioni vuote e piaceri terreni da cui bisogna allontanarsi per ricordare la parte divina di se stessi?

In realtà l’alone di figure dedite ai vizi non sembra essere del tutto presente. Le figure sembrano esistere in modo effimero, come se da un momento all’altro potessero sparire nella nebbia dello sfondo. Eppure sono lì e si presentano come pensieri fastidiosi che rifiutano di disintegrarsi.
Questi vizi terreni sono ciò che l’anima deve lasciarsi alle spalle se desidera riguadagnare il suo ruolo di intermediario tra cielo e terra, o forse la dissipazione di questi vizi dipende dall’intervento celeste? In altre parole, la tromba del cielo spaventa i vizi, o è l’anima che deve scegliere di separarsi dal vizio per ascoltare i suoni celesti?

Queste sono alcune delle grandi domande racchiuse in questo piccolo disegno. La maggior parte di loro non ha una risposta assoluta, a prescindere dal fatto che vengano poste o meno in relazione al disegno.

Probabilmente è questo ciò che la Ruvoldt intendeva dire quando ha affermato che ‘Il sogno della vita umana’ è un’opera «su cui meditare, un’opera la cui bellezza deriva dallo svolgimento senza fine del suo significato, offrendo all’osservatore il piacere di tornare ad esso ancora e ancora».

L’arte ha un’incredibile capacità di indicare ciò che non può essere visto, così che ci si possa domandare: ‘Che cosa significa questo per me e per tutti coloro che lo vedono?’ ‘In che modo ha influenzato il passato e come potrebbe influenzare il futuro?’ ‘Cosa suggerisce l’esperienza umana?’. Queste sono alcune delle domande che esploreremo nella nostra serie Reaching Within: Quello che l’arte tradizionale offre è il cuore.

Eric Bess è un giovane pittore in attività, attualmente sta conseguendo un dottorato presso l’Institute for Doctoral Studies in the Visual Arts (IDSVA).

 

Articolo in inglese: Michelangelo’s ‘Dream of Human Life’

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