Il Sé ideale e la sua importanza per la civiltà umana

La chiave per cambiare il proprio ‘essere’ risiede in quello che gli psicologi chiamano il concetto di sé, più precisamente quella parte del concetto di sé nota come il sé ideale. Fondamentalmente il concetto di sé è costituito da tre componenti: la stima di sé, che coincide con come si percepisce sé stessi, ed è legata al proprio passato; l’immagine di sé, ossia l’immagine che si ha di sé stessi nel presente; e infine il proprio sé ideale, ovvero come si vorrebbe essere, o come si potrebbe diventare in futuro. Perciò tra queste tre categorie, come si vorrebbe diventare si trova nel futuro e rappresenta il sé ideale.

Il proprio sé ideale, e i modelli da imitare

Con un semplice colpo di spada, Alessandro Magno recise il nodo gordiano, realizzando la profezia dell’oracolo: chiunque avesse sciolto il nodo sarebbe diventato imperatore dell’Asia Minore. ‘Alessandro e il nodo gordiano’ di Lorenzo de Ferrari. (CC BY-SA 4.0)

Per poter immaginare questo ‘altro’ ideale, sono necessari dei modelli ideali – veri o immaginari – ai quali si possa aspirare. Tra i bambini, quando era appena uscito il film Il Signore degli Anelli, c’era chi voleva essere Aragorn e chi desiderava essere Legolas.

Naturalmente, per il bene dei figli e della stessa civiltà umana, è fondamentale che i bambini possano prendere i genitori come principali modelli, e che aspirino ad assomigliare loro; dopodiché sono necessari dei buoni insegnanti e altri modelli in società, che permettano loro di crescere. Infatti, è probabile che l’aumento dei ‘fallimenti’ tra i giovani uomini della nostra società attuale sia dovuto, almeno in parte, alla mancanza di modelli credibili da imitare.

Alcuni lettori potrebbero pensare che si tratti più che altro di una questione accademica o non cosi importante, ma la realtà è che il sé ideale ha delle conseguenze sulla società sproporzionate, rispetto alla nostra consapevolezza della sua esistenza. In effetti intere civiltà dipendono da questo, o crollano per questo.

Come Alessandro divenne ‘il Grande’

Alessandro Magno fu probabilmente il più grande condottiero e conquistatore della storia occidentale. Secondo la magistrale opera di Robin Lane Fox, Alessandro Magno, circa 750 mila persone morirono nella sola Asia come risultato della sua avanzata. Naturalmente non bisogna ignorare che Alessandro non si limitava a conquistare e uccidere i suoi nemici, ma era capace di farlo con grande ferocia. Dopo l’assedio di Tiro, Alessandro, per impartire una lezione ai suoi nemici, fece crocifiggere 2 mila uomini.

Allora come mai ha potuto realizzare imprese cosi grandiose? Alessandro aveva un’istruzione molto vasta: Aristotele, uno dei più grandi filosofi di tutti i tempi, era stato suo mentore; Alessandro amava la poesia e, in effetti, non solo amava la poesia, ma la viveva con tutto il suo cuore. Un interessante aneddoto su questo straordinario personaggio riguarda la storia di un messaggero che, senza fiato ed eccitato, giunse correndo dinnanzi ad Alessandro per portargli alcune buone notizie, certo della sua ricompensa, ma venne interrotto bruscamente dal conquistatore.

Particolare del mosaico ‘La battaglia di Isso’, raffigurante Alessandro Magno, 100 a.C. circa (Museo archeologico nazionale di Napoli).

«Cosa potrai mai dirmi da meritare un tale entusiasmo?» lo canzonò Alessandro, «eccetto forse il fatto che Omero sia tornato in vita?».
«Eccetto che Omero sia tornato in vita». Fa venire la pelle d’oca che Alessandro considerasse il poeta e la sua opera cosi elevata da essere ben più importante delle ultime notizie dal suo impero.

In effetti Alessandro dormiva sempre con due cose sotto il cuscino: un pugnale e una copia delle opere di Omero.

Michael Wood nel suo epico documentario In the Footsteps of Alexander the Great ha fatto un commento su quanto fosse fortunato Alessandro. Innumerevoli volte il sovrano ha combattuto in prima linea durante le azioni militari o si è trovato in situazioni molto pericolose. Sarebbe potuto morire ben prima del suo trentaduesimo compleanno, ma la ‘fortuna’, ripetutamente, fu dalla sua parte. Ma era realmente fortuna?

C’è un altro aspetto veramente interessante della sua storia, qualcosa da cui tutti possono trarre ispirazione. Lui credeva in se stesso, ma in maniera molto diversa rispetto alla crescita personale delle persone moderne, dove le persone parlano di ‘credere in se stessi’ e si spingono in una sorta di stato psicologico falso e ‘gasato’.

Placido Costanzi, ‘Alessandro Magno fonda Alessandria’ 1737. (Dominio pubblico)

No, Alessandro credeva veramente in se stesso: credeva di essere un discendente di Eracle, il grande figlio di Zeus; alla fine si convinse persino di essere egli stesso figlio di Zeus-Ammon, un dio. Di conseguenza, con una tale fede, c’è forse qualcosa che non si possa fare?

Inoltre, ancora più straordinario, Alessandro aveva un sé ideale fornitogli dalla poesia: tra tutte le aspirazioni di Alessandro, la prima in assoluto, era ‘somigliare’ ad Achille: piè veloce, colui che non conosceva paura, feroce, implacabile, invulnerabile, almeno finché gli dei non ne decretarono il destino. E gran parte di quello che sapeva su Achille era racchiuso nell’Iliade di Omero. Quella era la sua misura; era il suo sé ideale, al quale aspirava e con il quale giudicava se stesso, giudicava veramente se stesso.

È stupefacente quanto fosse profonda la sua convinzione di essere figlio di un dio e quanto il modello di Achille permeasse la sua coscienza e il suo intero essere. Con questa idea nel cuore è diventato – ha ottenuto – qualcosa che oggi sembra difficile da credere: domini e conquiste senza precedenti, e probabilmente ineguagliate ancora oggi. Non fu mai sconfitto in battaglia, sebbene abbia affrontato circostanze sfavorevoli più e più volte.

Alessandro invocava e consultava gli dei in ogni occasione, anche quando l’oracolo era chiuso, come in questa raffigurazione in cui trascina una sacerdotessa al tempio. ‘Alessandro consulta l’oracolo di Apollo’, di Louis Jean Francois Lagrenée. (Pubblico Dominio)

E la fortuna? Ah, la fortuna. Era fortuna? Il fatto che fosse cosi straordinariamente convinto di essere figlio di un dio, significa che credeva fermamente nell’esistenza delle divinità: qualcuno potrebbe chiamarla superstizione, ma sarebbe ingiusto. Offriva sacrifici alle divinità in ogni occasione, pregava in qualsiasi momento, e invocava il loro potere e sostegno. Per lui erano reali, e come disse una volta Gesù: «Alla sapienza è stata resa giustizia da tutti i suoi figli».

Alessandro era fortunato o piuttosto era l’universo stesso che reagiva alla sua devozione, e alla sua fede nella realtà divina?

Chi pensiamo di essere: incidenti, sequenze casuali di molecole, o figli e figlie della scintilla divina? Chi è il nostro sé ideale? A quali altezze aspiriamo, o a quale mediocrità? In queste domande e risposte risiede la nostra possibilità di successo, vale per chiunque e per qualsiasi cosa si faccia.

Trovare il proprio sé ideale nel mondo moderno

Il generale George S. Patton aveva come modello Alessandro Magno. Ritratto di Boleslaw Jan Czedekowski. (Galleria Nazionale dei Ritratti, Smithsonian Institution)

Si potrebbe pensare che un simile sé ideale non possa essere emulato nel mondo moderno, che la forza di questi modelli sia un qualcosa di relegato al passato, ma sarebbe un errore darlo per scontato. Qual era il sé ideale del grande generale americano George S.Patton, che ha conseguito cosi tanti risultati militari durante la seconda guerra mondiale? Alessandro Magno! Egli era solito chiedersi: come avrebbe gestito questa situazione Alessandro Magno? Cosa avrebbe fatto? E da questo modello traeva ispirazione e forza.

Questa analisi, naturalmente, è incentrata sui grandi eroi militari, in quanto sono tra i personaggi più illustri della storia, e hanno influenzato la nostra comprensione del mondo. Ma persino più importanti dei grandi conquistatori militari sono stati quegli esseri umani veramente straordinari che hanno cambiato il mondo. I grandi leader religiosi: Laozi, Buddha, Mosè, Gesù, e altri. Inoltre, in quasi tutte le religioni ci sono i ‘santi’, che sono le persone più simili al fondatore.

‘San Francesco d’Assisi in preghiera’, dipinto tra il 1645 e il 1650, da Bartolomé Esteban Murillo. (Pubblico Dominio)

 

Nella cristianità ci furono gli apostoli, ma nel corso dei secoli ne apparvero molti altri, tra cui San Francesco d’Assisi, e nei tempi più recenti Madre Teresa. Il punto è che queste persone sono diventate un ‘sé ideale’, sono diventate ideali che le persone vogliono veramente emulare, per diventare quello che possono essere.

Negli anni ‘90 è emerso negli Stati Uniti il movimento Wwjd: What Would Jesus Do? (Cosa avrebbe fatto Gesù?). In effetti, mediante questa domanda è possibile misurare la moralità di ogni azione che si decide di intraprendere.

La domanda è esattamente analoga a quelle che si ponevano Alessandro Magno e George S.Patton mentre sviluppavano il proprio sé ideale. È una domanda incredibilmente potente perché supera la razionalità umana e aiuta a conformarsi a nuove realtà mediante l’ispirazione proveniente dalla propria immaginazione.

Come scrisse una volta il grande poeta W.B. Yeats: «L’immaginazione ha dei modi per rivelare la verità che la ragione non possiede, e i suoi comandi… sono i più vincolanti».

Perciò, la grande domanda è: chi abbiamo intenzione di essere? Quale è il nostro sé ideale?

 

In questa serie, ‘Miti, la strada verso casa’, l’autore James Sale spiega perché i miti, tutt’altro che scontati al giorno d’oggi, rimangano cruciali per comprendere il ruolo degli esseri umani nell’universo, e forse anche per la loro futura sopravvivenza.

James Sale è un uomo d’affari inglese, fondatore di Motivational Maps, che è attiva in 14 Paesi. Sale è autore di oltre quaranta libri pubblicati da importanti editori internazionali, come Macmillan, Pearson, e Routledge.

Articolo in inglese: The New Year and Our Ideal Self

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