Il regime cinese punta alla tecnologia europea

Mentre gli Stati Uniti stringono i controlli sugli investimenti cinesi per proteggere le industrie fondamentali per la sicurezza nazionale, gli esperti lanciano l’allarme sugli investimenti della Cina in Europa. Solo meno della metà degli Stati dell’Unione europea dispone infatti di sistemi di controllo sugli investimenti cinesi. Una falla nel sistema europeo recentemente identificata dal Congresso Usa come un problema per la sicurezza di tutto l’Occidente.

Nella seduta del 23 maggio 2018 della sottocommissione per gli Affari esteri sull’influenza e gli investimenti cinesi in Europa, si è fatto riferimento alla ‘Strategia della sicurezza nazionale degli Stati Uniti’, presentata da Donald Trump a dicembre. Secondo il documento, la Cina ha in Europa una «presenza strategica», e Pechino attuerebbe pratiche commerciali sleali, investendo inoltre in settori chiave, tecnologie avanzate e progetti infrastrutturali sensibili. Le Corre, esperto della Kennedy School di Harvard, ha affermato «che è possibile» che gli investimenti cinesi destinati inizialmente all’America, siano stati trasferiti in Europa, da quando i politici statunitensi si sono mobilitati per difendersi dalle incursioni del regime cinese.

Il Congresso degli Usa dovrebbe approvare una legge che rafforzi il Comitato sugli investimenti esteri negli Stati Uniti, un’agenzia di controllo sugli acquisti stranieri di imprese americane che producono tecnologia cruciale per la sicurezza nazionale. I maggiori sostenitori di questo progetto di legge hanno ripetutamente indicato la Cina come principale obiettivo, in quanto Pechino insiste nella politica industriale aggressiva e nello spionaggio, che mirano al furto di tecnologia americana.

Anche Gordon Chang, esperto di Cina e Asia dell’Est, nell’audizione del 23 maggio ha dichiarato che solo dodici, dei 28 Stati Ue, hanno adottato regolamenti di controllo sugli investimenti esteri, mentre i recenti tentativi di creare un sistema di monitoraggio su scala europea, si sono rivelati inutili. Questa affermazione è confermata da un rapporto del 2017 della società di consulenza politica Rasmussen Global.

Chang ha citato inoltre l’esempio della Huawei, il gigante cinese di telecomunicazioni, accusato di avere stretti legami con l’esercito e i servizi segreti del regime cinese. La Huawei, ha spiegato Chang, «ha avuto grande fortuna in Europa»; infatti il 35 percento delle sue entrate proviene dal Vecchio Continente. Un tale successo, secondo Chang, è dovuto in parte al fatto che le leggi americane in materia siano più restrittive rispetto a quelle di alcuni Paesi europei, che continuano a tenere le porte aperte alla crescente influenza della Cina.

Il deputato Dana Rohrabacher, presidente della sottocommissione per l’Europa, l’Eurasia e le minacce emergenti, intervenendo a questo proposito, ha dichiarato che è urgente che l’Europa rafforzi i controlli, tenendo conto che la Cina, nell’ultimo decennio, ha acquistato o investito oltre 300 miliardi di dollari nelle imprese europee. E ha ribadito: «Gran parte degli investimenti cinesi è realizzata dalle aziende statali cinesi, utili agli obiettivi politici di Pechino […] l’America non è stata l’unico obiettivo».

LA TECNOLOGIA EUROPEA UTILIZZATA DALL’ESERCITO CINESE

In un’inchiesta pubblicata a dicembre 2017, Epoch Times ha rivelato come il regime cinese abbia compiuto una svolta nel programma sulle portaerei, integrando una particolare tecnologia di una società britannica di semiconduttori ottenuta nel 2008. All’epoca, le autorità di vigilanza inglese non avevano ostacolato l’acquisizione, nonostante il principale dispositivo di quel semiconduttore fosse specificamente sottoposto al controllo delle esportazioni dai regolamenti dell’Unione europea.
Quella svolta nel settore dei semiconduttori, avrebbe più tardi contribuito allo sviluppo da parte della marina cinese di un nuovo cannone elettromagnetico, arma prototipo in grado di dare al regime cinese un vantaggio decisivo sui mari.

 

Articolo in inglese: China Is Buying Up Critical Technologies From Europe, Outside American Scrutiny

Traduzione di Francesca Saba

 
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