Il coronavirus sta danneggiando l’economia cinese

Di Chriss Street

L’epidemia di coronavirus in Cina sta gravemente danneggiando la catena di approvvigionamento mondiale, dal momento che nessuno vuole più viaggiare per fare affari; questo è quanto affermato dal China Law Blog, un sito internet letto dagli avvocati che si occupano di commercio internazionale, e gestito dallo studio legale internazionale Harris Bricken.

Secondo il redattore del China Law Blog Dan Harris, «il coronavirus sta avendo un impatto su quasi tutte le persone che vivono in Cina». Raggiungere gli aeroporti internazionali è diventata un’impresa e intere città della Cina sono attualmente in stato di isolamento. Le tempistiche per l’ottenimento di un visto da parte di altri Paesi si sono notevolmente allungate; al contempo, i cittadini cinesi sono riluttanti ad uscire dalla Cina perché temono che possa essere loro rifiutato l’ingresso nel Paese di destinazione, e che potrebbero addirittura non essere in grado di tornare nella propria città.

Le ambasciate e i consolati stranieri in Cina hanno già ridotto al minimo il proprio personale «con l’intenzione di evacuare anche loro». Questo spiega perché i governi stranieri stiano organizzando voli di evacuazione dalla Cina per i loro funzionari e cittadini.

Moltissime persone sono state infettate dall’epidemia di coronavirus, nota anche come polmonite di Wuhan, ma il  China Law Blog afferma che nessuno crede ai dati ufficiali «perché praticamente nessuno confida nella credibilità del governo cinese». Gli ospedali che hanno esaurito i kit per il test del coronavirus. inoltre, stanno etichettando i nuovi decessi «come polmonite o altre malattie». Ma uno studio epidemiologico di Yale prevede che entro il 4 febbraio ci saranno 190 mila infezioni nella sola Wuhan.

Zhou Xianwang, il sindaco di Wuhan, focolaio dell’epidemia, ha dichiarato che 5 milioni di persone hanno lasciato la città per il Capodanno cinese, prima che entrasse in vigore il decreto di isolamento. Molti temono che queste persone abbiano il potenziale per diffondere la malattia su scala ancora più ampia. Nel frattempo il sindaco di Wuhan è stato accusato per aver dichiarato, durante una conferenza stampa del 26 gennaio, che la città aveva abbastanza forniture mediche per contenere il coronavirus.

Il Financial Times ha scritto che diverse grandi aziende vicino Shanghai – come Foxconn, Johnson & Johnson e Samsung Electronics – hanno ricevuto l’ordine di chiudere temporaneamente i battenti.
Nel tentativo di dare alla situazione un aspetto più positivo, molte città hanno prolungato di una settimana le vacanze per il nuovo anno lunare cinese.

Ma il China Law Blog ha segnalato che un numero enorme di fabbriche cinesi in tutta la nazione hanno in realtà già chiuso i battenti, perché i dipendenti «non vogliono lavorare guancia a guancia con altre 3 mila 450 persone, alcune delle quali potrebbero essere portatori del coronavirus». Inoltre, anche le fabbriche che sono rimaste aperte stanno registrando un drastico aumento di errori nei controlli di qualità.

I licenziamenti in blocco e i congedi non pagati stanno aumentando, man mano che le scorte di materie prime e di materiali lavorati vengono esaurite. Inoltre, gran parte degli operai delle industrie costiere appartengono ai 150 milioni di migranti rurali che – in quanto lavoratori ‘temporanei – non possono richiedere il sussidio di disoccupazione, come stabilito dal sistema dei permessi di soggiorno denominato hukou. Possono tornare nelle campagne, ma attualmente i villaggi rurali basano circa un terzo della propria economia sulle entrate (rimesse) inviate dai lavoratori di città.

Lunedì mattina il presidente Trump ha scritto su Twitter: «Siamo in stretta comunicazione con la Cina per quanto riguarda il virus», ed ha poi aggiunto: «Abbiamo offerto alla Cina e al presidente Xi tutto l’aiuto necessario. I nostri esperti sono straordinari!».

Tuttavia, nella serata di lunedì, il Dipartimento di Stato degli Usa ha emesso il suo primo avviso generale sui viaggi in Cina, invitando i cittadini americani a «riconsiderare l’idea di viaggiare in Cina a fronte del nuovo coronavirus». L’avviso è stato stilato con la consulenza dei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie, che hanno annunciato un’allerta di terzo livello invitando ad «evitare tutti i viaggi non essenziali in Cina».

Il Dipartimento di Stato ha anche dichiarato di aver ordinato il ritorno di tutti i dipendenti pubblici statunitensi – eccetto il personale d’emergenza – e dei loro familiari dalla provincia di Hubei, e che il regime cinese potrebbe imporre restrizioni di viaggio agli americani «con poco o nessun preavviso».

 

Articolo in inglese: Coronavirus Destroying China’s Global Supply Chains

 

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