Il coronavirus proviene dagli Stati Uniti?

Il regime cinese sta diffondendo false informazioni secondo cui il coronavirus proverrebbe dagli Stati Uniti

Di Nicole Hao

I media statali cinesi hanno tradotto in maniera fuorviante le dichiarazioni rilasciate da alcuni funzionari statunitensi durante una seduta del Congresso alla scopo di spingere la propaganda del regime secondo cui il Covid-19 proverrebbe dagli Stati Uniti.

Questa affermazione è stata poi amplificata da un portavoce del ministero degli Esteri cinese, che ha sollevato la questione se non sia stato l’esercito statunitense a introdurre il virus in Cina.

La pandemia globale è iniziata a Wuhan, capitale della provincia cinese di Hubei, dove migliaia di persone sono morte a causa della malattia.

I media cinesi, tuttavia, hanno iniziato a promuovere la storia dell’origine statunitense del virus verso la fine di febbraio, dopo che il principale epidemiologo cinese Zhong Nanshan ha dichiarato in una conferenza stampa che c’era la possibilità che il coronavirus non provenisse dalla Cina.

Rapporto distorto

Diversi media statali cinesi hanno pubblicato traduzioni errate di uno scambio tra il rappresentante degli Stati Uniti Harley Rouda e il dottor Robert Redfield, direttore dei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) durante un’udienza dell’11 marzo.

Rouda ha chiesto a Redfield se ci fosse la possibilità che alcune persone negli Stati Uniti siano morte di Covid-19 prima che le autorità iniziassero ad effettuare adeguatamente i relativi test, poiché i sintomi sono simili a quelli dell’influenza stagionale.

Redfield ha risposto: «Attualmente alcuni casi sono stati effettivamente diagnosticati in questo modo negli Stati Uniti».

I media cinesi, gestiti dallo Stato, hanno tradotto male questo scambio di battute al fine di insinuare che Redfield avesse ammesso che negli Stati Uniti diverse persone siano morte a causa del Covid-19 già all’inizio della stagione influenzale.

Global Times, Beijing News e altre testate hanno riportato anche le statistiche del Cdc per dare ai lettori cinesi l’impressione che un gran numero di americani sia già morto a causa del virus. Hanno scritto: «Secondo il Cdc statunitense, almeno 34 milioni di americani sono stati infettati dall’influenza in questa stagione e 20 mila di loro sono morti».

Il 12 marzo Zhao Lijian, portavoce del Ministero degli Affari Esteri cinese, ha postato su Twitter un video della conversazione tra i due americani con i sottotitoli tradotti in maniera ingannevole. Poi, in inglese, ha scritto: «Robert Redfield del Cdc statunitense ha ammesso alla Camera dei Rappresentanti che alcuni dei morti per influenza erano in realtà infettati da Covid-19».

In un secondo tweet, Zhao ha insinuato che il Cdc avrebbe coperto il numero reale delle infezioni da coronavirus: «Il Cdc è stato colto sul fatto. Quando c’è stato il paziente zero negli Stati Uniti? Quante persone sono state infettate? … Potrebbe essere stato l’esercito americano a portare l’epidemia a Wuhan».

Materiale di formazione per i troll di Internet cinesi

Di recente sono trapelati dei documenti diffusi sull’internet cinese, che sono presumibilmente materiale di formazione destinato ai troll di internet e rilasciato dall’Amministrazione cinese del Cyberspazio, la principale agenzia del regime in materia di censura di Internet.

I troll cinesi di internet, conosciuti come ‘l’esercito dei 50 centesimi’, lavorano per ‘moderare’ i dibattiti su internet, cancellando le informazioni ritenute «sensibili o dannose» dal regime, così come pubblicando propaganda in favore di Pechino e indirizzando la discussione online lontano da argomenti sensibili per il Pcc.

I documenti forniscono istruzioni su varie tecniche di trolling, come ad esempio: nascondere la propria identità reale sui social media registrandosi con nomi diversi, usare frasi diverse per trasmettere lo stesso messaggio, far postare e interagire diversi troll sullo stesso argomento per aumentare la loro credibilità, e guidare gli utenti a fare commenti pro Pechino.

Il documento di formazione consigliava inoltre ai troll di influenzare i comuni utenti avviando anche conversazioni in chat privata.

Per quanto riguarda i social media, dove è più difficile per i troll influenzare la narrazione, i documenti suggeriscono due approcci: pubblicare informazioni false per interferire con la comprensione delle persone e pubblicare un gran numero di post senza senso per causare il caos.

Un altro documento, che secondo gli utenti sarebbe la linea guida ufficiale per la propaganda relativa all’epidemia di coronavirus negli Stati Uniti, è circolato di recente sui social media cinesi. Conteneva narrazioni volte ad accusare direttamente gli Stati Uniti ed a enfatizzare le carenze del sistema politico statunitense.

Sebbene non sia stato possibile verificare l’autenticità del documento, i commenti di Zhao e i resoconti dei media statali rispecchiano esattamente i punti contenuti nel documento.

 

Articolo in inglese   Chinese Regime Aggressively Pushes Narrative That Coronavirus Came From US

 
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