Hong Kong, imprenditori annullano i propri investimenti e li spostano all’estero

Aumenta la sfiducia degli investitori, dopo che il governo ha deciso di tirare dritto sulla riforma della legge per l'estradizione

Di Frank Fang

Ad Hong Kong, costruttori e investitori sono preoccupati dagli emendamenti proposti alla legge sull’estradizione e dal loro impatto sull’economia. Un’impresa edile ha cancellato l’acquisto di un terreno da un miliardo di dollari e molti investitori hanno già iniziato a ritirare i propri capitali.

La Goldin Financial Holding Ltd, che si occupa tra le altre cosi di edilizia e di servizi finanziari, ha annunciato l’11 giugno di essersi ritirata dalla gara di appalto per un terreno nei pressi dell’aereoporto Kai Tak, che l’azienda si era aggiudicata il mese precedente offrendo 1 miliardo e 400 milioni di dollari.

Secondo il comunicato della società, la maggioranza del consiglio di amministrazione ha deciso di abbandonare l’iniziativa per via della preoccupazione per «i recenti conflitti sociali e per via dell’instabilità economica», nonostante così facendo la Goldin perderà il suo deposito di 3 milioni e 200 mila dollari in favore del governo di Hong Kong.

Le proteste

Oltre un milione di persone sono scese in strada per opporsi alla proposta di un emendamento che consentirebbe al Partito Comunista Cinese di estradare con facilità i dissidenti che risiedono a Hong Kong, ma il capo dell’Esecutivo della provincia a statuto speciale, Carrie Lam, ha ribadito il proprio sostegno all’emendamento.

Qualora passasse, l’emendamento alla legge sull’estradizione permetterebbe al regime di Pechino di ottenere a suo piacimento il trasferimento in Cina delle persone che si trovano a Hong Kong, inclusi i cittadini di altre nazionalità. Anche per questo c’è stata un’opposizione fortissima da parte del settore dell’imprenditoria, dei residenti di Hong Kong e dalla comunità internazionale: tutti hanno espresso grande preoccupazione per via dell’inosservanza da parte del regime cinese dello Stato di diritto, della repressione dei gruppi religiosi, degli attivisti per i diritti umani e dei dissidenti politici in Cina.

Kevin Tsui, professore associato di economia presso la Clemson University negli Stati Uniti, nonché membro del Centro di Ricerca sull’Economia dell’Hong Kong Institute, ha dichiarato all’edizione di Hong Kong di Epoch Times che la legge sull’estradizione metterà a repentaglio lo status della provincia quale centro finanziario internazionale, in particolare dopo che il Dipartimento di Stato Usa ha annunciato che l’emendamento potrebbe compromettere lo «lo status speciale» di Hong Kong.

Il 10 giugno, infatti, il portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Morgan Ortagus, ha dichiarato durante una conferenza stampa che l’emendamento proposto potrebbe continuare a erodere il concetto di «un Paese, due sistemi» e mettere a repentaglio «le condizioni speciali di cui Hong Kong gode da molto tempo per quanto riguarda gli affari internazionali».

Il professor Tsui ha aggiunto che, per quanto ne sa, chi aveva fatto investimenti a breve termine sta ritirando i propri fondi da Hong Kong. Alcuni dei suoi conoscenti appartenenti alla classe media stanno iniziando a vendere le proprietà che hanno a Hong Kong e a comprare immobili all’estero. Alcuni, che non hanno un passaporto straniero, stanno valutando la possibilità di emigrare in altri Paesi: «La situazione a Hong Kong è simile a quella che c’era prima che avvenisse il trasferimento della sovranità nel 1997», conclude Tsui.

 

Articolo in inglese: Investors Cancelling Land Purchases and Withdrawing Funds From Hong Kong

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