Google sta aiutando il Pcc nella disinformazione

Di Emel Akan

Pechino starebbe cercando di influenzare l’opinione pubblica mondiale attraverso Google. La denuncia arriva dall’ufficio stampa del Falun Dafa Information Center, che si occupa di fare informazione sulla pratica spirituale della Falun Dafa / Falun Gong, perseguitata in Cina.

Secondo i ricercatori dell’Information Center, il Partito Comunista Cinese sta realizzando questa strategia grazie alla collaborazione dei principali motori di ricerca mondiali: Google, Bing, Yahoo, Ask e Duckduckgo.

Quando è stato domandato all’ambasciatore degli Stati Uniti per la libertà religiosa, Sam Brownback, quale sia effettivamente il ruolo di Google nel diffondere la propaganda del Partito Comunista, che minimizza le violazioni della libertà religiosa commesse dal Pcc e attacca direttamente il Falun Gong, l’ambasciatore ha risposto inserendo la questione in un contesto più ampio. Ha dichiarato infatti che la crescente influenza della Cina rappresenta una seria preoccupazione per gli Stati Uniti, e che è necessaria una reazione da parte del Congresso e del governo statunitense.

Durante una conferenza stampa tenutasi il 25 ottobre, in vista della Giornata mondiale della libertà religiosa, Brownback ha dichiarato: «In questo momento è in atto un profondo dibattito nel Paese, che si tratti delle imprese tecnologiche o degli enti sportivi. È un grande e profondo dibattito. Queste questioni dovrebbero essere sollevate e discusse». Il 27 ottobre ha segnato infatti il 21esimo anniversario dell’International Religious Freedom Act del 1998, che è stato approvato per dare maggior rilevanza alla promozione della libertà religiosa nell’ambito della politica estera statunitense.

«Siamo per la libertà di parola. Siamo per la libertà religiosa», ha dichiarato Brownback, sottolineando che il governo dovrebbe proteggere questi diritti umani fondamentali; ma che lo stesso vale anche per gli individui e le imprese presenti negli Stati Uniti.

Brownback ha affermato che «un profondo dibattito» è importante per «riaffermare questi principi fondamentali» e può talvolta indurre il Congresso o l’amministrazione ad agire.

Sam Brownback, ambasciatore americano per la libertà religiosa internazionale, alla riunione ministeriale per la promozione della libertà religiosa presso il Dipartimento di Stato a Washington il 16 luglio 2019. (Samira Bouaou/The Epoch Times)

Libertà religiosa in Cina

Il regime cinese sta tentando di sfruttare Google, il più importante motore di ricerca al mondo, per influenzare l’opinione pubblica americana, secondo quanto scoperto dai ricercatori del Falun Dafa Information Center.

Ad esempio, quando un utente statunitense ricerca le parole ‘religious freedom in China’, Google mostra in primo piano il riquadro ‘le persone hanno chiesto anche’. In questo riquadro Google elenca le domande più comuni relative all’argomento in questione, abbinate a quelle che il motore di ricerca ritiene essere le risposte più credibili.

Una delle domande mostrate da Google è «In Cina c’è libertà di parola e di religione?». La risposta offerta da Google è: «La costituzione del 1982 garantisce ai cittadini il diritto di credere in ogni religione, così come il diritto di non farlo: i cittadini della Repubblica Popolare Cinese godono della libertà di esercitare il proprio credo».

Una questione simile si presenta quando si inseriscono le parole ‘Falun Gong’, il nome di una antica disciplina spirituale che oggi viene brutalmente repressa in Cina. Nel riquadro, Google mostra la domanda «Il Falun Gong è buddista?», la cosa strana è che la prima risposta che appare indirizza l’utente su un sito internet del regime cinese che attacca direttamente questa pratica di meditazione, almeno secondo quanto dichiarato dal portavoce del Falun Dafa Information Center Erping Zhang: «È come se gli utenti che cercano di capire alcune sfumature dell’ebraismo venissero indirizzati su un sito di neo-nazisti per farlo. In teoria questi riquadri con domande e risposte dovrebbero indirizzare gli utenti verso quelle che Google ritiene essere le fonti più attendibili su un determinato argomento. Questo significa che Google ritiene che il regime cinese sia la fonte più autorevole riguardo al Falun Gong e alle religioni?».

Zhang ha affermato che il Falun Dafa Information Center ha esposto il problema a Google alcune settimane fa, ma non ha ancora ricevuto una risposta.

Anche i risultati che Google offre agli utenti del Regno Unito per le parole ‘Falun Gong’ includono gli stessi siti internet controllati dal Partito Comunista Cinese che vengono mostrati agli utenti statunitensi.

Invece, per le ricerche in lingua cinese, i risultati sono ancora più sbilanciati verso la propaganda del regime cinese. In alcuni casi, i siti controllati dal Partito Comunista Cinese costituiscono la maggioranza dei risultati della ricerca. Inoltre, questo stesso meccanismo è osservabile in diversi altri motori di ricerca, tra cui Bing, Yahoo, Ask e Duckduckgo, secondo il Falun Dafa Information Center.

Pechino sotto pressione

Negli ultimi mesi, l’amministrazione Trump ha intensificato le critiche nei confronti della Cina per la detenzione di oltre un milione di musulmani uiguri nei cosiddetti campi di rieducazione nella regione nord-occidentale dello Xinjiang.

Brownback ha dichiarato che gli Stati Uniti continueranno a chiedere alla Cina di porre fine alla persecuzione non solo dei musulmani, ma anche dei cristiani, dei buddisti tibetani e dei praticanti del Falun Gong.

L’ambasciatore ha aggiunto che si augura che queste pressioni producano dei risultati: «Spero che i cinesi a un certo punto accetteranno di discutere direttamente con noi, e con le altre comunità del mondo, degli orrendi crimini contro la libertà religiosa e la persecuzione che stanno ancora portando avanti».

L’amministrazione Trump ha fatto della libertà religiosa una priorità dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di quest’anno, e la Cina è stata il bersaglio principale. Brownback ha affermato che è stata la prima volta che uno Stato ha portato il tema della religione all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Il vicepresidente americano Mike Pence, in un recente discorso, ha anche sollevato preoccupazioni circa le violazioni dei diritti umani in Cina e la crescita dell’influenza del regime comunista sulle aziende statunitensi.

«Oggi, la Cina non si limita a esportare negli Stati Uniti centinaia di miliardi di dollari in merci commerciate in maniera sleale; ultimamente la Cina sta cercando di esportare la censura, il marchio di fabbrica del suo regime», ha affermato Pence il 24 ottobre. «Sfruttando l’avidità delle multinazionali, Pechino sta cercando di influenzare l’opinione pubblica americana, attraverso la manipolazione delle imprese americane».

Pence ha infine rimproverato le società americane come la Nike e l’Nba per essersi schierate dalla parte del regime cinese per tutelare i propri interessi economici in Cina.

 

Articolo in inglese: Google Features Chinese Communist Party’s Message About Religion

Per saperne di più:

 
Articoli correlati