L’assistenzialismo non è un diritto, ma il primo passo verso il comunismo

Trevor Loudon è un autore, regista e oratore della Nuova Zelanda. Per oltre 30 anni, ha fatto ricerche sui movimenti di sinistra radicale, sui movimenti marxisti e terroristi e sull’influenza segreta che hanno sulla politica ufficiale.

 

Lo Stato assistenziale o welfare, come viene chiamato ora, è in realtà un sistema comunista. I soldi erogati gratuitamente dallo Stato, i benefici, i sussidi o le agevolazioni fiscali (all’inizio non universali) sono una trappola, uno specchietto per le allodole, per attirare le persone verso il socialismo, fino ad arrivare pian piano allo scopo finale del comunismo.

Come un cancro nel corpo fisico, il comunismo penetra nel sistema sociale in varie e consequenziali fasi che diventano sempre più gravi; la prima fase è l’«assistenzialismo», in cui i sintomi sono lievi e si notano poco, perciò l’economia rimane ancora abbastanza sana e lo Stato elargisce alcuni benefici per gli anziani, i giovanissimi e per coloro che non possono badare a sé stessi; forse vengono concessi anche alcuni prestiti per gli studenti.

Nella fase due, la fase «socialdemocratica», i benefici diventano sempre più universali e cospicui, le tasse selettive e gli incentivi aumentano; sempre più persone ottengono qualcosa dal governo, il numero di chi riceve qualcosa dallo Stato passa da pochi privilegiati a molti cittadini; perciò l’aiuto del governo non è più visto come un’ancora di salvezza per superare i momenti difficili, ma come un «diritto». In questa fase le persone che dipendono dai fondi statali diventano sempre più invidiose di coloro che ottengono di più; le persone, invece, che lavorano duramente diventano sempre meno, ma aumenta il loro risentimento verso coloro che lavorano poco e ottengono molto (dallo Stato). Le imprese oneste che si rispettano sono svantaggiate rispetto a quelle meno scrupolose che vogliono «mungere il sistema». L’economia inizia a mostrare segni di distorsione e inefficienza, la crescita economica rallenta, mentre le tensioni sociali lentamente aumentano; una piccola minoranza nota alcuni sintomi preoccupanti, anche se la maggior parte rimane ignara.

Nella fase tre si attua il «socialismo» e qui le cose iniziano ad andare fuori controllo. Le tasse ora sono molto più alte e l’economia è lenta o in stato negativo. I benefici e i sussidi sono quasi universali e l’assistenza sanitaria, l’istruzione e la maggior parte dei servizi sociali sono gestiti dallo Stato; tuttavia, visto che le imprese private che possono mantenere un’economia competitiva orientata ai servizi sono sempre meno, la qualità del servizio diminuisce considerevolmente. L’aumento della disoccupazione nel settore privato porta a un aumento dei tassi di disoccupazione e ad una corrispondente crescita delle tasse, della spesa per il welfare, dei programmi del governo per il lavoro, facendo così espandere sempre più rapidamente il settore pubblico. Quelle poche imprese sopravvissute vivono grazie a contratti governativi o a relazioni di corruzione con burocrati del governo, crimine organizzato o entrambi. L’economia a questo punto sta implodendo, i sintomi del cancro sono ora molto evidenti, le liste di attesa sono lunghissime e la qualità del servizio è a livelli spaventosamente bassi in quasi tutti i settori. Alcuni stanno combattendo per resistere, ma la maggior parte sta disperatamente cercando di cannibalizzare i propri concittadini per sopravvivere.

Il «comunismo» è infine la quarta e ultima fase: il sistema immunitario della società – le virtù dell’onestà, della responsabilità e della compassione – sono state praticamente spazzate via. L’economia è in caduta libera e il declino sociale è evidente ovunque. Il risentimento e la gelosia sono endemici. L’odio è all’ordine del giorno, contenuto solo dai sempre più potenti servizi militari e di sicurezza dello Stato. Il governo totalitario controlla tutto ed è impegnato a succhiare fino all’ultima goccia di sangue dall’economia e dalle persone. Tutto è gratis, ma la maggior parte di quello che viene offerto è inutile: l’assistenza sanitaria è disponibile per tutti (a meno che non si sia un nemico dello Stato), ma la qualità è infima e le code sono infinite.
A meno che non si sia politicamente agganciati, i propri familiari anziani e malati cronici moriranno molto prima di arrivare a dividere un reparto ospedaliero con altre 12 persone, un esercito di scarafaggi e una zuppa tossica di sporcizia, batteri e virus.

Ormai la malattia incurabile del sistema sociale è evidente a tutti, ma a questo punto tutti sono intrappolati. I leader, con la paura che i loro rivali li pugnalino, devono guardarsi le spalle ogni ad istante, ma allo stesso tempo devono reprimere la popolazione con il terrore e la violenza, per timore che la gente si sollevi e appenda i propri capi alla forca. L’esercito e la polizia segreta devono spremere gli operai per ottenere quel tanto di briciole per sfamare le proprie famiglie. La gente comune non può organizzare una rivolta perché in ogni scantinato di 10 o 12 cospiratori, tre o quattro saranno informatori del governo pronti a vendere i loro colleghi per una stanza più grande o per dei vantaggi per la propria famiglia.

Questo è lo stadio terminale, la morte può essere allontanata per un po’ con un intervento esterno, ma l’unica cura possibile in questa fase è una rivolta disperata, sanguinosa e quasi certamente suicida… E tutto era iniziato con un po’ di innocuo benessere.

Libertà per tutti

Percorrendo la grande terra americana, stupisce sempre il constatare quante persone, e persino quanti anti-comunisti, non riescano a vedere la connessione tra il welfare del governo, il socialismo e il comunismo.

Molte persone affermano di amare la Costituzione ma non vedono l’ora di rientrare nei criteri per il Medicare (l’assicurazione medica) o sono per la libertà, ma hanno appena ottenuto un beneficio extra perché la loro figlia in età universitaria vive a casa; amano l’America, ma hanno appena assunto un altro lavoratore perché lo Stato ha dato loro un sussidio salariale per farlo.

Queste persone si considerano dei patrioti, ma stanno permettendo al cancro di ‘stadio uno’ di entrare nel loro Paese? Come potranno lamentarsi quando le fasi due, tre e quattro alla fine distruggeranno tutto ciò che hanno caro?

Una certa persona in Nuova Zelanda, che verrà identificata con il nome Ian, è un libertario impegnato e ha un suo detto preferito che recita spesso: «Essere un libertario costa!». Egli vuole dire in senso figurato che sia nel dolore emotivo che nell’angoscia spirituale ha dovuto spesso sopportare, ma vuole anche dire, più banalmente, che, in quanto libertario, non prenderà nulla dallo Stato e pagherà tutto di tasca sua.

In Nuova Zelanda, infatti, sia la salute che l’indennizzo per gli infortuni sono sociali (a speso dello Stato) e vi sono numerosi incentivi per le imprese coperte dal contribuente.

In ogni fase della vita, dalla culla alla tomba, ci sono benefici del governo, sussidi e incentivi fiscali disponibili per ricchi e poveri allo stesso modo: la Nuova Zelanda è alla seconda fase, precisamente al confine con l’inizio della terza fase.

Ian non vuole accaparrarsi nessun vantaggio da questa situazione, per questo ha pagato enormi somme di tasse allo Stato, ma si rifiuta di prendere qualcosa in cambio. Guida sulle strade statali perché non c’è scelta; paga le utility fornite dallo Stato se non c’è concorrenza privata. Oltre a questo, Ian rifiuta ogni servizio gratuito, ogni sussidio, ogni distribuzione, ogni «incentivo».

Se si ferisce, è «autorizzato» a risarcire l’incidente, paga le tasse, poi paga di tasca propria per le sue cure. La libertà è tutto per Ian, e preferirebbe pagare il doppio per molte cose piuttosto che rinunciare a un briciolo della sua libertà.

Se tutti fossero come Ian, non ci si dovrebbe più preoccupare del socialismo o del comunismo.

Il welfarismo, la socialdemocrazia, il socialismo e il comunismo sono cancerogeni e parassitari: se non si permette a questi parassiti di attaccarsi, non potranno succhiare la vita dai corpi e dalle anime.

Ognuno dovrebbe capire che il primo passo per combattere il totalitarismo strisciante è eliminare ogni forma possibile di assistenzialismo e generosità da parte del governo. All’inizio potrebbe essere difficile, ma diventare un essere libero e pienamente responsabile è l’unica vera strada da percorrere se si vuole combattere efficacemente per la libertà e per il vero bene di tutti.

 

Le opinioni espresse in questo articolo sono le opinioni dell’autore e non riflettono necessariamente le opinioni di The Epoch Times.

Articolo in inglese:  Government Welfare: A Cancer Known as Communism

 
Articoli correlati