Disinformazione coronavirus, Russia e Cina all’attacco

Di Eva Fu

Secondo un funzionario del Dipartimento di Stato americano, Russia e Cina stanno diffondendo intenzionalmente false informazioni sull’epidemia di coronavirus, nel bel mezzo di una crisi sanitaria globale.

Lea Gabrielle, che dirige il Global Engagement Center del Dipartimento di Stato americano, durante un’udienza al Senato del 5 marzo ha dichiarato: «Il coronavirus è un esempio di come gli avversari stiano approfittando di una crisi sanitaria che terrorizza le persone in tutto il mondo per cercare di spingere avanti i loro programmi».

Secondo Gabrielle, sebbene le due campagne di propaganda si assomiglino nel tentativo di malignare e danneggiare le società libere, gli intenti e lo stile delle due sono molto diversi. Ha inoltre sottolineato che «una delle migliori pratiche per contrastare la propaganda e la disinformazione è smascherarla».

Da Mosca

Il Cremlino ha messo in gioco «l’intero ecosistema della disinformazione russa», compresi i siti web proxy statali, i media statali e «sciami di falsi personaggi online che sciorinano a piede libero false storie».

Con l’obiettivo di ripristinare la sua immagine di superpotenza globale, Mosca «cerca di indebolire i suoi avversari manipolando l’ambiente dell’informazione in modi nefasti, polarizzando le conversazioni politiche interne e cercando di distruggere la fiducia del pubblico nel buon governo, nei media indipendenti e nei principi democratici» ha spiegato Gabrielle.

A febbraio, l’alto funzionario del Dipartimento di Stato Philip Reeker ha accusato la Russia di aver usato migliaia di account di social media per promuovere teorie cospirative infondate, come quella secondo cui gli Stati Uniti avrebbero sviluppato il virus come arma biologica per «scatenare una guerra economica» contro la Cina.

Reeker ha dichiarato all’Agence France Presse: «Diffondendo la disinformazione sul coronavirus, gli attori maligni russi stanno ancora una volta scegliendo di minacciare la sicurezza pubblica distogliendo l’attenzione dalla risposta sanitaria globale».

Le bugie, ha affermato Gabrielle, sono uno strumento comodo per il Cremlino per distrarre il pubblico. Creando e screditando un «nemico» fittizio (l’Occidente), il governo russo può giustificare l’esistenza del suo sistema politico e distogliere l’attenzione dai suoi problemi interni. Così facendo, cerca anche di «nutrire gli elementi più estremi o che dividono la società».

Da Pechino

Sempre secondo Gabrielle, a differenza della Russia, che «cerca di sconvolgere caoticamente l’attuale ordine mondiale per raggiungere i suoi obiettivi, il Partito comunista cinese cerca di modellarlo deliberatamente a vantaggio di Pechino».

I tentativi di Pechino di censurare «la grande portata di questa crisi sanitaria globale» si sono manifestati pienamente nelle strategie del Pcc: mettere a tacere gli informatori che avevano dato l’allarme durante le prime fasi dell’epidemia, reprimere le critiche, e sminuire il numero dei contagi e dei morti.

Un residente che indossa una mascherina spazza il pavimento a Wuhan, nella provincia centrale cinese dello Hubei, il 4 marzo 2020. (STR/AFP tramite Getty Images)

Il medico cinese Li Wenliang, tra i primi ad attirare l’attenzione sui social media su un’epidemia «simile alla SARS», è stato accusato di aver messo in giro voci infondate. In seguito è morto a causa del virus, dopo averlo contratto da un paziente che stava curando. Tre giornalisti cinesi: Fang Bin, Chen Qiushi e Li Zehua, sono stati recentemente arrestati mentre documentavano l’epidemia a Wuhan.

Secondo un nuovo rapporto del gruppo di ricerca canadese Citizen Lab l’applicazione di messaggistica cinese WeChat (l’equivalente cinese del nostro WhatsApp) e l’applicazione di streaming video YY hanno usato parole chiave per censurare i post dei social media con termini legati al virus, probabilmente a causa di una «direttiva ufficiale» che dettava di farlo.

Gabrielle ha spiegato che tali sforzi di censura approvati dallo stato «sottolineano quanto Pechino ci tenga ad essere ritratta come come un attore responsabile in patria e all’estero».

Il 5 marzo, il Senato degli Stati Uniti ha approvato all’unanimità una risoluzione per onorare il dottor. Li. Il Senatore Tom Cotton ha dichiarato che il medico e ricercatore è stato «vittima del suo stesso governo: il Partito comunista cinese».

Campagna a tutto campo

Gabrielle afferma che gli operatori della propaganda del Pcc sono onnicomprensivi, e dispiegano un «approccio che abbraccia l’intero apparato del governo» del Paese; infatti sono stati utilizzati strumenti politici, economici, militari e mediatici per diffondere e perpetrare la versione dei fatti del regime a livello nazionale e globale.

Più recentemente, il regime cinese ha ritirato le sue affermazioni iniziali secondo cui il virus sarebbe provenuto da un mercato di animali vivi e frutti di mare a Wuhan. Zhao Lijian, un portavoce del ministero degli Esteri del Paese, ha dichiarato il 5 marzo che «non è ancora stato determinato il luogo di origine del virus» sottolineando comunque che Pechino è stata «ampiamente acclamata» per la sua «forza, efficienza e velocità».

Copie dell’edizione africana del China Daily. 14 dicembre 2012. (Tony Karumba/AFP tramite Getty Images)

Nei giorni scorsi, anche i media di stato cinesi hanno diffuso la falsa affermazione secondo cui il virus avrebbe avuto origine negli Stati Uniti.

Gli organi di informazione statali hanno anche pubblicato una serie di articoli che lodano la risposta della Cina all’epidemia. Un articolo del 5 marzo sul China Daily, per esempio, ha affermato che la lotta del governo contro il virus è stata «una storia di orgoglio».

Riprendendo le affermazioni di Pechino sul paese d’origine del virus, il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha osservato che il Pcc stesso aveva dichiarato che «veniva da Wuhan». Il 6 marzo alla Cnbc ha detto inoltre: «Siamo molto sicuri di sapere dove tutto questo abbia avuto inizio [cioè in Cina], e siamo anche molto sicuri che ci fossero informazioni che avrebbero potuto essere rese disponibili più rapidamente e dati che avrebbero potuto essere forniti e condivisi tra gli operatori sanitari di tutto il mondo. È un vero peccato».

 

Articolo in inglese       Russia, China Spreading False Narratives About Coronavirus: US State Department Official

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