Cina, africani denunciano «discriminazioni» durante l’epidemia

JOHANNESBURG – Mentre sono in corso le misure del regime cinese per prevenire un’altra ondata di Covid-19, gli ambasciatori africani in Cina hanno scritto una lettera di protesta al ministro degli Esteri del Paese, lamentando «discriminazioni» e chiedendo spiegazioni, poiché, principalmente nella città meridionale di Guangzhou, gli africani vengono maltrattati e molestati. Il regime ha però risposto negando tali denunce, specificando che sta intensificando il controllo degli stranieri che entrano nel Paese e rafforzando i controlli alle frontiere, per evitare che altri casi d’infezione vengano importati da fuori.

Attraverso media locali e social media, negli ultimi giorni, gli africani a Guangzhou hanno riferito che i proprietari delle case dove risiedevano li hanno sfrattati, di essere stati più volte sottoposti a test per il coronavirus senza risultato, e di essere stati evitati e discriminati in pubblico.

La nota inviata all’alto diplomatico cinese Wang Yi, con copie inviate anche al presidente dell’Unione Africana, al presidente sudafricano Cyril Ramaphosa e a tutti i ministri degli Esteri africani, indicava che tale «stigmatizzazione e discriminazione» crea la falsa impressione che il virus venga diffuso dagli africani. «Il gruppo degli ambasciatori africani a Pechino chiede immediatamente la cessazione dei test forzati, della quarantena e di altri trattamenti inumani nei confronti degli africani».

Poi, in una conferenza stampa del 12 aprile, il funzionario degli Affari esteri Liu Baochun ha specificato che Guangzhou sta applicando misure anti-virus a chiunque entri in città da oltre il confine nazionale, indipendentemente dalla nazionalità, dalla razza o dal sesso.

Delusione per le discriminazioni contro gli africani

La nota degli ambasciatori ha evidenziato una serie d’incidenti, tra i quali l’espulsione di africani dagli alberghi nel cuore della notte, il sequestro dei passaporti, le minacce di revoca del visto, arresto o deportazione.

L’11 aprile, il ministro degli Esteri del Ghana, Shirley Ayorkor Botchwey, ha riferito di aver convocato l’ambasciatore cinese per esprimere il suo disappunto e chiedere un intervento.

Anche il ministero degli Esteri del Kenya ha «ufficialmente espresso la sua preoccupazione», aggiungendo che il governo sta lavorando con le autorità cinesi per affrontare la questione.

Il 10 aprile il legislatore nigeriano Akinola Alabi ha twittato un video di un incontro tra il leader della camera bassa del Parlamento nigeriano, Femi Gbajabiamila, e l’ambasciatore cinese Zhou Pingjian, dove Gbajabiamila ha chiesto una spiegazione al diplomatico, dopo avergli mostrato un video di un nigeriano che si lamentava dei maltrattamenti in Cina. In risposta alle domande del leader della camera, l’ambasciatore avrebbe preso le lamentele «molto seriamente» e promesso di trasmetterle ai funzionari in patria.

 

Articolo in inglese: African Ambassadors Complain to Beijing About Discrimination Incidents Amid Pandemic

 
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