La Cancel Culture mira a trasformare la cultura americana – Intervista a Gene D’Agostino | Crossroads

Di Joshua Philipp

In questo momento ci sono organizzazioni che cercano di rivoluzionare il sistema educativo americano. Per farlo, utilizzano le questioni razziali e prendono di mira diversi personaggi importanti.

Per capire cosa sta succedendo, Joshua Philipp ha intervistato Gene D’Agostino, un dirigente del partito repubblicano del South Carolina.

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Joshua Philipp:
Gene è un vero piacere averla qui.

Gene D’Agostino:
È bello essere qui, benvenuto in South Carolina!

Joshua Philipp:
Stiamo assistendo a un tipo di propaganda ben precisa: se la prendono persino con cartoni animati storici come Speedy Gonzales. Le storie per bambini vengono eliminate nell’ambito di un’azione mirata a distruggere l’istruzione in America. Ora, una persona come lei, che lavora a diretto contatto con l’ambiente dell’istruzione, specialmente con le comunità che ne hanno più bisogno, ritiene utili queste azioni?

Gene D’Agostino:
No, ovviamente no! Questo è parte di un’azione più vasta per trasformare la nazione. Se rimuovono le icone, queste divertenti icone culturali, come i personaggi dei cartoni animati, possono lentamente cambiare l’intera cultura. Ed è quello che vogliono fare. Si sente la sinistra, usare in continuazione la parola “trasformazione”. Trasformare significa fare qualcosa di nuovo, non migliorare. Quindi, ritengo si tratti di un’azione mirata a sovvertire la nostra cultura, non a migliorarla. E a cancellare alcune delle nostre verità assolute. Voglio dire: un uomo è un uomo, e una donna è una donna. Esiste un certo senso di trascendente, che sia Dio o qualcosa di più grande di noi. Questo aspetto è parte della nostra società, è parte della nostra cultura. Cercare di eliminare il senso del trascendente, cercare di rimuovere gli assoluti, come il fatto che esistano delle cose che sono sempre buone e altre sempre cattive, o cercare di rimuovere le differenze di genere, sono tutte azioni per trasformare questa società. E necessariamente in meglio.

Joshua Philipp:
Interessante, stanno cercando di sbarazzarsi delle verità assolute. E per farlo seguono due strade: da un lato cercano di attaccare la verità assoluta; dall’altro, fanno passare l’idea che sia male opporsi al loro tentativo di distruggere la verità assoluta.
In pratica, usano una verità assoluta per distruggere la verità assoluta! Come funziona questo meccanismo?

Gene D’Agostino:
Stanno cercando di confondere le persone, molto semplicemente. Il giusto è sbagliato, e lo sbagliato è giusto. Il nero è bianco, e il su è giù. Gli intellettuali marxisti da sei anni dicono che nulla della società è vero: viviamo in un’illusione. Quindi, se sono un intellettuale marxista, e voglio eliminare le verità, devo prima eliminare tutti gli standard di verità presenti nella società.
Ed è per questo che vediamo in corso quello che io chiamo “un rimescolamento”.

Joshua Philipp:
Ho sentito dire dai mass media che il marxismo culturale è un mito: una teoria della cospirazione. Che non esiste. La gente lo vede come una teoria economica. Lei cosa ne pensa?

Gene D’Agostino:
Sto leggendo un libro intitolato “Grand Hotel Abisso”, che descrive il Movimento di Francoforte, iniziato, prima della Seconda guerra mondiale in Germania. Diffondeva l’idea che: “tutta la società è una bugia. Nella società non esiste una verità: stai solo accettando l’oppressione e la verità dell’oppressore. Quindi dobbiamo creare la nostra verità”. Questa ideologia veniva promossa prima della Seconda guerra mondiale.
Questa gente, come Gramsci e Adorno in Germania, propagandava queste cose prima della guerra. Poi sono venuti in America, hanno vissuto in California per un po’, e hanno ripescato questa idea. Quando studiavo, alla fine degli anni ‘60, tutti nella mia università avevano una copia del libro di Herbert Marcuse “L’uomo a una dimensione”, che racchiudeva le ultime teorie del marxismo culturale.

Joshua Philipp:
Interessante, perché diversi accademici, mi hanno detto: ” la Scuola di Francoforte non è stata così influente come pensi, per niente..”. Ma da quello che lei ha appena detto, invece, nei campus universitari, tutti la conoscevano.

Gene D’Agostino:
Sì, certo! E quelle persone ora sono nei consigli di amministrazione delle aziende. Gli stessi che frequentavano quelle università negli anni ’60, ora sono degli accademici. Si sono infiltrati nella società a tutti i livelli.

Joshua Philipp:
So che la Scuola di Francoforte è originariamente chiamata Scuola di Studi Marxisti.

Gene D’Agostino:
Giusto, l’hanno cambiato, è corretto.

Joshua Philipp:
È interessante perché porta il marxismo su una strada molto diversa. Perché, per la maggior parte della gente, il marxismo parla di un oppressore contro degli oppressi. Ma anche questa penso sia un’interpretazione recente. Ai tempi si parlava di proletariato contro borghesia, ma sappiamo che in alcuni Paesi non è andata proprio così. Cosa è successo in realtà?

Gene D’Agostino:
È una domanda interessante. Credevano di dover ribaltare lo statu quo. Ma l’Europa occidentale o gli Stati Uniti sono diversi dall’Unione Sovietica, non funziona allo stesso modo. È difficile fare una rivoluzione se la gente ha lo stomaco pieno. Quindi, piuttosto che parlare di cosa non hanno, perché non parlare di quanto sono oppressi? Di quanto sono oppressi culturalmente, di quanto sono oppressi a causa della loro etnia, di quanto sono oppressi per quello che pensano, e di quanto sono oppressi dalle élite del momento.
Tutto ruota intorno agli oppressori. Per questo ritengo che la Scuola di Francoforte sia ancora in piena attività. Lo puoi vedere in ogni università. E lo vedi sempre di più nei consigli d’amministrazione delle università! E’ qualcosa che dovremo affrontare. Sfortunatamente, la destra è occupata dal lavoro, dal crescere le famiglie . Ma dobbiamo impegnarci di più. Sono rimasto molto deluso, nel corso degli anni, dall’atteggiamento dell’americano medio, o della destra, rispetto all’opposizione a questi temi.
Perché siamo occupatissimi dalle nostre vite, dalle famiglie, dal lavoro. Dobbiamo iniziare a concentrarci su quello che sta succedendo alla cultura intorno a noi.

 

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