Avvocati di Trump in tribunale: marea di illeciti nel seggio elettorale di Detroit

Di Ivan Pentchoukov

Gli avvocati della campagna elettorale di Trump hanno citato in giudizio lo Stato del Michigan presso un tribunale federale, con l’accusa di pervasive violazioni delle leggi elettorali nel principale seggio di Detroit.

La causa (pdf) include 234 pagine di dichiarazioni giurate (affidavit) di testimoni che descrivono come agli osservatori repubblicani sia stato impedito di controllare adeguatamente il processo di scrutinio, in aperta violazione del codice elettorale del Michigan.

I testimoni hanno descritto in maniera dettagliata una serie di problemi con la gestione, l’elaborazione e il conteggio dei voti, inclusi casi in cui i funzionari elettorali hanno ignorato le irregolarità sollevate dagli osservatori.

Il riassunto dell’accusa afferma: «Il codice elettorale del Michigan contiene una serie di disposizioni intese a impedire il conteggio di schede elettorali fraudolente. Un voto fraudolento, se contato, toglie diritti a un elettore legittimo».

Perciò, la campagna Trump ha chiesto al tribunale di ordinare alle commissioni dello Stato e della contea di non certificare alcun risultato elettorale contenente schede scrutinate mentre veniva impedito agli osservatori repubblicani di accertare la regolarità delle operazioni; oltre naturalmente all’esclusione di tutti i conteggi che includono voti illegali.

La campagna fa anche riferimento a un presunto errore del software di conteggio dei voti emerso la scorsa settimana, e richiede perciò che tutti i voti elaborati da quel software siano ricontati manualmente.

Tuttavia, il portavoce del Dipartimento di Stato del Michigan, Jake Rollow, ha liquidato la causa come «un comunicato stampa mascherato da rivendicazione legale. Questo è lo stesso tipo di falsa retorica irresponsabile e di disinformazione che abbiamo visto durante le elezioni, ma non cambia la verità: le elezioni del Michigan sono state condotte in modo equo, sicuro, trasparente, e i risultati riflettono accuratamente la volontà del popolo».

Anche David Fink, un avvocato dell’ufficio del sindaco della città di Detroit, ha definito le accuse «prive di fondamento»: «Questo caso si limita a ripetere le affermazioni prive di fondamento che sono state fatte in quattro cause legali separate e che sono già state confutate da ogni tribunale che si è pronunciato finora».

Le testimonianze degli osservatori

In 21 delle dichiarazioni giurate, gli osservatori repubblicani hanno affermato che gli è stato negato l’accesso al Tcf Center di Detroit, la sede centrale per il conteggio dei voti nella contea di Wayne, la più popolosa del Michigan. Cinque di loro hanno affermato di essere stati costretti a uscire dal Centro; mentre nove osservatori hanno giurato di non essere stati autorizzati a rientrare dopo essere momentaneamente usciti. Di conseguenza, gli osservatori che supervisionavano lo scrutinio erano più democratici che repubblicani. Un testimone ha stimato un rapporto di 2 a 1, mentre un altro ha dichiarato che a un certo punto c’erano dieci democratici per ogni repubblicano.

Inoltre, stando alle testimonianze, i funzionari elettorali hanno trattato gli osservatori repubblicani in modo diverso rispetto a quelli democratici,  imponendo loro – tra le altre cose – un distanziamento minimo di quasi 2 metri, mentre lasciavano che i democratici si avvicinassero tranquillamente ai tavoli. Almeno 19 testimoni hanno affermato che le loro obiezioni al processo di scrutinio sono state ignorate.

Quando Christopher Schornak ha sollevato una irregolarità, un operatore del seggio elettorale gli ha risposto: «Non stiamo parlando con te, non puoi contestarlo». Anche Stephanie Krause ha segnalato un’irregolarità, ma un funzionario elettorale gli ha risposto che le segnalazioni non venivano più accettate perché le «regole ‘non vengono più applicate’». Mary Shinkle, un’altra osservatrice, ha spiegato che le è stato impedito di osservare la duplicazione di una scheda elettorale (un processo necessario quando una scheda è valida ma gli scanner usati per il conteggio non riescono a leggerla) adducendo come scusante: «se commettessimo un errore, ci stareste tutti addosso».

Inoltre, l’accusa sostiene che «i funzionari elettorali applaudivano, e schiamazzavano ogni volta che un osservatore repubblicano veniva espulso dall’area di conteggio».

Problematiche con le schede elettorali

Sette dei testimoni hanno giurato di aver visto le stesse schede passare più volte attraverso gli scanner di conteggio. Uno di loro afferma di aver visto una pila di 27 schede, con i numeri delle schede coperte da un nastro adesivo, passare sotto uno scanner in cinque diverse occasioni. Mentre undici testimoni hanno affermato che la duplicazione delle schede respinte dagli scanner veniva eseguita da squadre composte da due democratici, invece di essere bipartisan.

In 18 delle dichiarazioni giurate, i testimoni affermano che i funzionari elettorali hanno conteggiato le schede elettorali che includevano nomi non presenti nel registro degli elettori. E che questi elettori sono stati aggiunti al sistema impostando la data di nascita al primo gennaio del 1900. In 16 delle dichiarazioni giurate, i testimoni hanno invece affermato di aver visto che i numeri di serie delle schede elettorali non corrispondevano a quelli delle buste.

L’accusa sostiene che «Quando Abbie Helminen ha fatto notare che il nome sulla busta della scheda elettorale non corrispondeva al nome sul registro degli elettori, un funzionario elettorale l’ha intimata a ‘andarsene’, dicendo che il tavolo di conteggio che stava osservando aveva ‘un processo diverso rispetto ad altri tavoli’».

Inoltre, uno scrutatore del seggio ha confessato a uno degli osservatori repubblicani che gli era «stato chiesto di cambiare la data sulle schede per far risultare come se fossero state ricevute in una data precedente».

Il software di conteggio Dominion Voting

La campagna Trump ha chiesto che vengano ricontati a mano tutti i voti che sono stati processati utilizzando il software Dominion Voting, per verificare l’accuratezza del conteggio. In un’accusa contestata sia dal fornitore del software che dal Segretario di Stato del Michigan Jocelyn Benson, la presidente del Comitato Nazionale Repubblicano Ronna McDaniel e altri funzionari del Gop hanno affermato che un problema tecnico nel software Dominion avrebbe trasferito 6 mila voti dai repubblicani ai democratici. Il software è stato utilizzato in 47 contee del Michigan.

La causa sostiene che «Il Segretario di Stato Benson ha rilasciato una dichiarazione attribuendo la colpa al funzionario elettorale per non aver aggiornato certe ‘unità multimediali’, ma non è riuscito a fornire alcuna spiegazione coerente di come il software della Dominion Voting Systems e i tabulatori dei voti abbiano prodotto un errore così grande».

Dal canto suo, la Benson ha dichiarato che l’errore è stato prontamente risolto una volta scoperto.

Ma secondo gli avvocati della campagna Trump, «Quello che il segretario Benson non riesce a comprendere, è cosa potrebbe essere successo se nessuno avesse ‘scoperto l’errore’, ad esempio, nella contea di Wayne, dove il numero di elettori registrati è molto maggiore rispetto alla contea di Antrim e dove le macchine per il conteggio non sono state testate individualmente».

Di fatto, nel 2019 lo stato del Texas ha rifiutato il software di voto della Dominion dopo un ampio esame (pdf). Il vice segretario di Stato del Texas Jose Esparza ha concluso che i risultati delle analisi sul software sollevavano dubbi sul fatto che il sistema Dominion «fosse adatto allo scopo previsto, funzionasse in modo efficiente e preciso, e che mettesse al sicuro da manipolazioni fraudolente o non autorizzate».

 

Per saperne di più:

 

Articolo in inglese: Trump Lawsuit Alleges Rampant Violations at Detroit Vote Counting Center

 
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