La storia dell’attivista Blm che ha avuto un ruolo fondamentale nella rivolta al Campidoglio

Di Petr Svab

Il 7 gennaio John Sullivan, videomaker e fondatore di «un gruppo per l’eguaglianza razziale e la riforma della polizia», ha postato su YouTube un video che lo mostra all’interno del Campidoglio di Washington insieme a sostenitori di Trump e probabilmente anche ad altre persone. Nel video lo si può sentire mentre incoraggia i manifestanti e tenta di convincere la polizia del Campidoglio a lasciar passare gli intrusi in diversi momenti di stallo. Il video rivela anche ulteriori dettagli sulla situazione che ha portato alla morte di Ashley Babbitt, la veterana dell’Aeronautica Militare uccisa all’interno dell’edificio dalla polizia del Campidoglio.

Sullivan è noto per aver preso parte in passato alle proteste e alle rivolte legate al movimento Black Lives Matter, che è stato fondato da attivisti marxisti.

A luglio è stato arrestato nello Utah con l’accusa di rivolta, minacce di violenza e atti criminali a causa della sua partecipazione in una protesta che ha prodotto una sparatoria con un automobilista. Una dichiarazione giurata della polizia citata dal quotidiano Desert News, affermava: «In qualità di organizzatore della protesta, John Sullivan è stato sentito affermare di aver visto la sparatoria, di aver visto la pistola e di aver visto il fumo che usciva. John non ha condannato il tentato omicidio, né ha tentato di fermarlo, né ha aiutato la polizia nelle sue indagini».

In un tweet pubblicato il 28 dicembre, Sullivan ha scritto: «Una rivoluzione armata è l’unico modo per portare un cambiamento efficace». E ancora il 2 gennaio, sempre su Twitter: «Il sistema – È ora di bruciare tutto. #blm #antifa #bruciare #[imprecazione, ndr] il sistema #abolire il capitalismo #abolire la polizia #acab #[imprecazione, ndr] trump».

Sullivan usa anche il soprannome ‘Jayden X’ online ed è il fondatore di ‘Insurgence USA’ [Insurrezione Usa, ndt], che si auto descrive come nato «nel 2020 in risposta alla tragedia di George Floyd». L’obiettivo di Insurgence USA è «dare potere e risalto alle voci dei neri e degli indigeni» e «costruire poteri locali per consentire alla comunità di intervenire nelle violenze messe in atto dai vigilantes dello Stato e del governo», si legge nella descrizione del suo canale YouTube.

Nel suo video realizzato il 6 gennaio durante l’irruzione nel Campidoglio, lo si può sentire mentre afferma «bruciamo questa [imprecazione, ndr]» prima di entrare nell’edificio. In risposta alle critiche nei suoi confronti su Twitter, Sullivan ha dichiarato che si trovava lì solo come reporter e che le sue azioni erano «parte del mimetismo per non essere picchiato».

Ma il video mostra che Sullivan ha contribuito attivamente a convincere gli agenti di polizia del Campidoglio a lasciar passare i rivoltosi e che ha incoraggiato gli stessi a continuare ad avanzare.

Poco dopo essere entrato nell’edificio attraverso una finestra rotta, Sullivan si dirige verso un corridoio, ma poi si gira e si dirige verso un ingresso vicino alla finestra rotta. Una donna con una macchina fotografica entra dalla porta e si dirige verso di lui. Lui non le parla, si gira e si dirige di nuovo verso il corridoio. Più tardi parlerà con quella donna.

Sembra che dentro ci siano centinaia di persone che si aggirano per l’edificio.

Alla fine del corridoio, Sullivan gira a destra in un altro corridoio. Diversi agenti di polizia da entrambi i lati stanno convogliando le persone, impedendo loro di continuare ad andare in giro. Alla fine del corridoio c’è un altro ingresso e diversi agenti che accompagnano la gente fuori.

Quando Sullivan arriva alla porta, rifiuta di andarsene: «Sto solo registrando la situazione», dice a un agente. Al che l’agente risponde: «Devi farlo dall’esterno. Andiamo ragazzi».

Le immagini mostrano poi la stessa donna di prima che si tiene vicina a Sullivan, mentre quest’ultimo dice alla polizia: «Loro sono già dentro, fratello. Come se voi non abbiate impedito che ciò accadesse».

Gli agenti riescono a far uscire diverse altre persone e sembrano mettere in sicurezza la porta.

Ma Sullivan riesce a rimanere all’interno, affermando poi di non poter uscire da quell’entrata perché bloccata. Gli agenti cercano di trattenere lui e un piccolo gruppo di persone vicino alla porta per impedire loro di tornare nella parte centrale dell’edificio, ma a un certo punto il gruppo riesce a superare gli agenti e proseguire nel corridoio, e Sullivan con loro.

Il gruppo si ricongiunge quindi alla folla più numerosa nelle aree interne, che si fa strada attraverso l’edificio fino a raggiungere la maestosa rotonda del Campidoglio, una delle più note attrazioni turistiche, fiancheggiata da statue e dipinti.

Sullivan sembra estasiato dall’esperienza.

«Non avrei mai immaginato che saremmo stati qui», dice, parlando con un altro uomo.

La donna inquadrata precedentemente si rivolge allora a Sullivan dicendo: «Lascia che ti abbracci. Ce l’abbiamo fatta. Avevi ragione. Ce l’abbiamo fatta».

«Stavo cercando di dirtelo. Non potevo dire molto», risponde Sullivan.

Sembra esserci una breve interruzione nel video. Dopodiché la donna dice: «Non stai registrando, vero?».

«Cancellerò questo [imprecazione, ndr] – risponde Sullivan – Ma non ti ho registrato».

Poi entra in un’altra stanza.

«Non deturpate le statue», dice qualcuno.

«Posso rispettare le statue, ma la gente potrebbe bruciare tutto, non sto mentendo. Quindi potrebbe essere troppo tardi», risponde Sullivan.

Poco dopo, Sullivan e un gruppo di altri intrusi raggiungono una porta a vetri che conduce alla lobby del presidente della Camera. La stretto passaggio è barricato dall’altro lato con dei mobili.

Tre agenti di polizia sono in piedi davanti alla porta, a fare la guardia. Alcuni gridano agli agenti. Jayden inizia a parlare con loro: «Vogliamo che andiate a casa. Sono una giornalista e c’è tanta gente. È solo che, si faranno strada fino a qui. Fratello, ho visto gente che si è fatta male là fuori. Non voglio vedervi soffrire. Ci apriremo un passaggio di morte […] Per favore, lasciaci aprire un passaggio. Lasciaci aprire un passaggio. Voglio che torniate a casa».

Gli agenti si allontanano allora dalla porta.

«Andate. Andate. Andiamo. Prendi questo [imprecazione, ndr]», grida Sullivan.

Tre rivoltosi prendono a rompere i vetri della porta con calci, un’asta di una bandiera e un casco.

«Yo! C’è una pistola! C’è una pistola! C’è una pistola!» grida Sullivan, il suo video mostra un poliziotto in borghese con la sua pistola che spunta da un’insenatura dall’altro lato della porta a vetri, a distanza molto ravvicinata. L’agente sta puntando l’arma verso gli incursori.

«Ehi, ha una pistola!» grida qualcun altro.

I rivoltosi continuano nel tentativo di sfondare la porta per qualche secondo, buttando giù due pannelli della porta a vetri.

Un video ripreso da un’altra persona presente sulla scena mostra tre agenti dal lato dei rivoltosi che si allontanano mentre altri quattro con caschi e fucili rimangono lì a guardare, a distanza molto ravvicinata, uno di loro parla con un uomo vestito di nero con una spilla nella giacca.

A quel punto una giovane donna si arrampica in una delle cornici ormai vuote della porta a vetri. Il suo nome è Ashli Babbitt.

L’agente dall’altro lato della porta spara un singolo colpo, colpendola al collo.

Lei cade sulla schiena.

Uno degli agenti con l’elmetto punta il fucile verso chi ha sparato. Sembra che non sia sicuro di chi ci sia dall’altra parte e chi abbia sparato il colpo. Abbassa rapidamente il fucile e fa un gesto. Sembra rendersi conto che chi ha sparato era un collega.

Gli agenti e altre persone cercano di aiutare la donna.

Il caos aumenta.

«È morta. È morta», ripete Sullivan.

La Babbitt è stata dichiarata morta al suo arrivo in ospedale.

Sullivan non ha risposto immediatamente alle domande inviategli tramite un messaggio diretto su Twitter.

 

Articolo in inglese: Left-wing Activist Encouraged Intruders Inside Capitol, Urged Police to Leave Post

 
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