L’associazione del commercio dietro la Nuova Via della Seta in Australia

Di Rita Li

Dietro la decennale infiltrazione della Cina in Australia, e la promozione nel Paese della controversa Nuova Via della Seta, c’è un’organizzazione australiana pro-Pechino. Questo è quanto rivelato da una serie di documenti interni.

La Nuova Via della Seta (nota a livello internazionale come Belt and Road Initiative) è un progetto di investimento transcontinentale volto ad espandere l’influenza globale della Cina tramite la cooperazione politica, economica e culturale, ed è stata annunciata per la prima volta dal leader cinese Xi Jinping nel 2013. Negli ultimi anni, l’Australia International Trade Association (Aita) [Associazione australiana del commercio internazionale, ndt.] ha organizzato oltre 70 visite guidate per funzionari del Partito Comunista Cinese (Pcc) e del governo australiano.

In qualità di organizzazione civile australiana con stretti legami con il dipartimento del Fronte Unito e il ministero degli Affari Esteri del Pcc, la Aita ha organizzato molti eventi focalizzati sulla promozione della Nuova Via della Seta.

Conferenze per promuovere la Nuova Via della Seta

Secondo i documenti sugli affari esteri del Pcc ottenuti dall’edizione americana di Epoch Times, da quando la Nuova Via della Seta è ufficialmente iniziata nel 2015, la Aita ha tenuto conferenze ogni anno in tutta l’Australia per promuoverla.

Il 23 settembre 2015 si è tenuto presso il municipio di Melbourne l”Australasia China Cities Summit & Business Forum’, dove un membro dell’organizzazione del Fronte Unito del Pcc, Wang Yanguo, ha tenuto un discorso sulla politica della Nuova Via della Seta.

Wang è il vicepresidente esecutivo della China International Chamber of the All-China Federation of Industry and Commerce (Acfic).

Secondo uno studio dell’Australian Strategic Policy Institute, la Acfic è gestita dal dipartimento del lavoro del Fronte Unito e incoraggia gli uomini d’affari a investire in Cina e stringere ulteriori legami con il Fronte unito.

Nello stesso anno, la Aita ha ospitato altre tre conferenze minori: nel Nuovo Galles del Sud, in Tasmania, e nell’Isola del Nord, in Nuova Zelanda.

Tra il 2017 e il 2019, la Aita ha iniziato a presentare in modo più diretto il reale scopo delle conferenze.

Nel 2017, parte del titolo originale della conferenza è stato sostituito da ‘Belt and Road Urban Development and Sister Cities Forum’. Nel 2018 e nel 2019, le conferenze sono state invece denominate «Belt and Road in Australia [la Nuova Via della Seta in Australia, ndt.]».

Ma nel corso degli anni in Australia è cresciuta la diffidenza verso l’iniziativa della Nuova Via della Seta, e la conferenza del 2020 è stata intitolata semplicemente ‘Nuova Via della Seta’ e ospitata dal Parlamento del Victoria, a Melbourne.

Il 21 maggio 2020, durante un’intervista con la radio 2GB, il ministro degli Interni australiano Peter Dutton ha definito la Nuova Via della Seta un «esercizio di propaganda cinese».

Dal canto suo, la Aita non ha ancora risposto alla richiesta di Epoch Times di commentare la sua promozione della Nuova Via della Seta e il suo rapporto con il dipartimento del lavoro del Fronte Unito.

Intermediario dietro il partenariato Cina-Australia

L’anno scorso l’edizione americana di Epoch Times ha pubblicato delle esclusive che dimostrano come il capo dell’Aita, Michael Guo, stava lavorando per consolidare i rapporti tra Cina e Australia.

Guo è immigrato in Australia da Pechino negli anni ’80 ed è stato formato specificamente per lavorare su diversi programmi legati alla Nuova Via della Seta, guadagnandosi titoli come ‘segretario dell’Alleanza della Nuova Via della Seta per l’educazione’ e ‘segretario dell’Alleanza per la catena di approvvigionamento del commercio elettronico della Nuova Via dela Seta Cina-Australia’.

Secondo un opuscolo dell’Aita, Guo ha «contribuito attivamente a quasi 60 gemellaggi di città, tra gli oltre 100 totali, tra Cina e Australia».

Negli ultimi sei anni, Guo ha organizzato o accompagnato personalmente funzionari cinesi e australiani a viaggiare all’estero, da poche a più di dieci volte all’anno.

Il premier australiano contro la Nuova Via della Seta

La mancanza di trasparenza della Nuova Via della Seta e i trascorsi che hanno visto Paesi emergenti come lo Sri Lanka sprofondare nelle cosiddette ‘trappole del debito’, a causa dei prestiti forniti loro nell’ambito dell’iniziativa di Pechino, sono state motivo di costante dibattito nella comunità internazionale. E ora l’accordo multimiliardario sta affrontando un’altra battuta d’arresto in Australia.

Il primo ministro australiano Scott Morrison ha recentemente affermato che potrebbe annullare l’accordo firmato dal governo dello Stato del Victoria, secondo quanto riportato dall’Herald Sun il 15 febbraio.

Il Victoria è uno dei sei Stati australiani, con Melbourne come capitale. Il primo ministro ha specificato di non aver riscontrato alcun vantaggio nell’accordo tra il governo del Victoria e Pechino: «Se ci sono vantaggi, quali sono e cosa è stato pagato per loro? Al momento non ho le risposte a queste domande, ma la valutazione di tali accordi proseguirà».

La dichiarazione del premier è stata peraltro una risposta alle recenti rappresaglie di Pechino contro l’economia australiana. Il regime cinese ha infatti adottato una serie di ritorsioni commerciali dopo che nel maggio dello scorso anno il governo australiano ha richiesto pubblicamente un’indagine sulle origini e sulla gestione del virus del Pcc, comunemente noto come nuovo coronavirus.

Nel maggio del 2020, il Pcc ha imposto dazi elevati sull’orzo australiano, il secondo principale prodotto agricolo del Victoria, per poi sospendere le importazioni di legno nel novembre del 2020.

L’11 giugno 2020, Morrison ha esortato il premier del Victoria, Daniel Andrews, ad abbandonare l’accordo sulla Nuova Via della Seta, che era «incoerente con la politica del governo australiano», durante un’intervista con il giornalista Neil Mitchell di 3aw.

Di fatto, l’accordo sulla Nuova Via della Seta non ha impedito alla rappresaglia economica di Pechino di riversarsi sul Victoria.

In base al nuovo disegno di legge sulle relazioni estere approvato il 3 dicembre 2020, i governi statali hanno tempo fino al 10 marzo per informare il governo federale di tutti gli accordi con le potenze straniere.

 

Articolo in inglese: The Trade Group Driving China’s Belt and Road Initiative in Australia: Internal Documents

 
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